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Le forme di welfare integrativo stanno assumendo sempre maggiore importanza sia per i lavoratori dipendenti (pubblici e privati) sia per le imprese stesse, poiché maggiori sono le coperture complementari dei lavoratori e minore è il rischio per la collettività di dover intervenire, soprattutto in un periodo caratterizzato da forti cambiamenti e difficoltà sul piano economico e non solo (crisi finanziaria, pandemia, invecchiamento della popolazione, etc) che coinvolge da vicino l’intero tessuto sociale. Ma di cosa si tratta?

 

Cos’è il welfare?

In generale con il termine welfare integrativo aziendale si intende il complesso di prestazioni risconosciute ad una persona con lo scopo di migliorarne la vita privata e lavorativa. Si tratta, di fatto, di una forma di sostegno al reddito che può essere garantita al lavoratore dipendente in addizione rispetto alla retribuzione fissa.

Il welfare aziendale si contraddistingue come una forma di remunerazione non monetaria, ossia costituita dabeni o servizi di utilità sociale sotto forma di flexible benefits.Il principale vantaggio del welfare aziendale è dato dalla completa detassazione dei benefit entro i limiti previsti dalla legge. Pertanto, un’eventuale erogazione di € 1.000,00 in welfare aziendale corrisponde a € 1.000 spendibili dal lavoratore, senza alcuna trattenuta fiscale sulla somma.

 

 

Perché  il welfare aziendale è detassato?

Perché i beni e servizi riconosciuti come di utilità sociale (ossia quelli rientranti nelle previsionidell’articolo 51, comma 2 del Tuir, Testo Unico Imposte sui Redditi) non concorrono alla formazione di reddito imponibile, in quanto volti a soddisfare esigenze e interessi meritevoli di tutela, come il miglioramento delle loro condizioni di vita e dei loro familiari. I vantaggi, però, non finiscono qui: sempre entro i limiti previsti dalla legge, essi sono esenti da imposizione contributiva anche per il datore di lavoro nonché deducibili, anche integralmente.

 

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Servizi e benefits

Iniziamo col dire che le tipologie di benefits e soluzioni per il welfare  sono molteplici e hanno visto una crescita esponenziale negli ultimi 15 anni, diventando personalizzabili in base all’età, allo stile di vita e al tipo di nucleo familiare, con effetti sulla motivazione dei dipendenti.  Vediamo ora le principali tipologie:

Welfare di contratto

Si riferisce alle forme di welfare previste dai singoli contratti collettivi nazionali di lavoro, che l’azienda deve concedere obbligatoriamente. Rientrano in questo ambito le assicurazioni sanitarie integrative che prevedono il rimborso spese mediche estese anche ai familiari; convenzioni presso studi medici; checkup sullo stato di salute e anche donazione del sangue a scopo preventivo, oltre che benefico.

Welfare unilaterale previsto da parte dell’azienda

Le aziende possono erogare, a propria discrezione, forme di welfare aziendale determinandone modalità e importo. Per il dipendente non costituiscono reddito imponibile ai fini fiscali e previdenziali.  Si tratta del cosiddetto piano di welfare aziendale, che prevede il vincolo dell’erogazione a tutti i dipendenti, con qualsiasi forma contrattuale, o a categorie omogenee degli stessi per poter godere dei benefici contributivi. Essi sono completamente deducibili per l’azienda se l’erogazione avviene come adempimento di un obbligo definito in un regolamento aziendale. Per i beni riconosciuti come fringe benefit (buoni spesa o benzina) la deducibilità è concessa fino entro la sogliadi € 258,23 annui (inclusa la corresponsione prevista dal CCNL).

Rientrano in questa tipologia i seguenti ambiti:

  • Ricreazione e tempo libero (ingressi cinema eteatri, abbonamenti alla palestra, spa…)
  • Educazione e istruzione (master, università, corsi di formazione extraprofessionali, spese dieducazione e di istruzione per i familiari incluso l’acquisto di libri di testo scolastici, campus estivi, soggiorni e vacanze studio)
  • Servizi di baby sitting e servizi di assistenza aifamiliari anziani o non autosufficienti (assistenza domiciliare, badanti, assistenza residenziale)
  • Abbonamenti al trasporto pubblico
  • Prestazioni sanitarie (check up, visitespecialistiche, odontoiatriche, riabilitazione e supporto psicologico)
  • Buoni spesa o benzina (entro la soglia dei fringe benefit: € 258,23 all’anno)
  • Contributi di assistenza sanitaria a enti o a casecon fine esclusivamente assistenziale (fino a €3.615,20 all’anno)
  • Versamenti integrativi a fondi di previdenza complementare (fino a € 5.164,57 all’anno)

Welfare di produttività

Consente di convertire in parte o totalmente il “Premio di Risultato” (PdR) in welfare aziendale. Necessita di accordi bilaterali (aziendali o territoriali) legati a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione.

 

Curare il benessere dei propri collaboratori è sempre più spesso percepito anche dalle aziende come un fattore determinante per un business sano e in crescita: il welfare in azienda rappresenta oggi uno dei principali strumenti a disposizione del mondo HR per favorire la conciliazione lavoro-vita privata dei dipendenti, nonché un mezzo tramite il quale aumentarne il potere d’acquisto e, attraverso il miglioramento del clima sul posto di lavoro, favorire anche la diminuzione di turnover e assenteismo.

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